La difesa naturale del cervello contro l’Alzheimer: come le cellule immunitarie possono passare dal danno alla protezione

18

Le microglia, cellule immunitarie specializzate nel cervello, possono attivamente prevenire lo sviluppo dell’Alzheimer, non solo reagire ai suoi sintomi. Un nuovo studio rivela che queste cellule passano dallo stato distruttivo a quello protettivo a seconda dei livelli proteici chiave, aprendo le porte a terapie mirate.

Il duplice ruolo della microglia

Per anni, le microglia sono state viste sia come un potenziale trattamento che come causa dell’Alzheimer. Eliminano le proteine ​​dannose come l’amiloide-beta e la tau, ma innescano anche un’infiammazione che peggiora la malattia. Questa ricerca della Icahn School of Medicine spiega come scelgono da che parte stare.

Quando si trovano in prossimità di grumi di beta-amiloide (un segno distintivo dell’Alzheimer), le microglia entrano in una modalità neuroprotettiva. Questo non è casuale: le cellule in questo stato hanno livelli più bassi di PU.1 (una proteina precedentemente collegata all’Alzheimer) e una maggiore espressione di CD28, una proteina chiave del sistema immunitario.

Come funziona l’interruttore di protezione

I ricercatori lo hanno testato bloccando la produzione di CD28 nei topi. Il risultato? Le microglia dannose e che causano infiammazione sono diventate dominanti e le placche di beta-amiloide si sono accumulate rapidamente. Al contrario, i topi con livelli PU.1 naturalmente più bassi (simili a quelli con resistenza genetica all’Alzheimer) hanno mostrato un’insorgenza ritardata della malattia.

“Le microglia non sono semplicemente dei soggetti che rispondono in modo distruttivo alla malattia di Alzheimer: possono diventare i protettori del cervello.” – Anne Schaefer, neuroscienziata

Questo spiega perché una minore espressione di PU.1 è stata collegata a un ridotto rischio di Alzheimer negli esseri umani: favorisce naturalmente il sottotipo protettivo della microglia. Queste cellule non solo rallentano l’accumulo di beta-amiloide, ma limitano anche l’aggregazione di tau, affrontando due fattori critici della malattia.

Implicazioni per il trattamento

L’Alzheimer è una malattia dalle molteplici sfaccettature, il che significa che non esiste un’unica cura. Tuttavia, questa ricerca suggerisce un nuovo obiettivo terapeutico: spostare le microglia nella loro modalità protettiva.

Lo studio evidenzia anche la connessione del sistema immunitario del cervello al corpo in generale. Queste microglia modificate funzionano in modo simile alle cellule T, suggerendo una logica normativa condivisa tra le cellule immunitarie. Ciò apre la porta alle immunoterapie progettate per potenziare le difese naturali del cervello.

In definitiva, pur non essendo una soluzione completa, questa scoperta fornisce un passo cruciale verso la manipolazione del sistema immunitario del cervello per combattere l’Alzheimer, una malattia per la quale attualmente non esiste una cura efficace.